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21/02/10

8 Marzo 2010 - Campamento femminista per le donne di Haiti

8 Marzo 2010 - Campamento femminista per le donne di Haiti


L'8 Marzo del 2010 molte donne a Bologna si ritroveranno a Piazza Nettuno dalle 14.30 per rispondere all'appello delle femministe haitiane.

Dal seminario femminista di Santo Domingo è uscita la proposta di costruire un "Campamento Feminista International "dedicato alle tre femministe fondatrici dei centri antiviolenza e centro di documentazione delle donne di Port au Prince morte sotto il terremoto: Myriam Merlet, Anne Marie Coriolon e Magalie Marcelin.
Questo il documento:

>>La tragedia sofferta dal popolo fratello di Haiti lo scorso 12 gennaio, ha fatto appello alla solidarietà femminista di tutto il mondo e soprattutto a quella delle femministe dell’America Latina e dei Caraibi che, riunite qui a Santo Domingo il 26 e 27 gennaio, presente una rappresentanza del movimento delle donne haitiane, hanno deciso di concretizzare la loro solidarietà per le donne di Haiti e le loro comunità, attraverso la creazione del Campamento Feminista Internacional "Myriam Merlet, Anne Marie Coriolan y Magalie Marcelin".

Si sa che le donne – in particolar modo nei paesi poveri, tra cui Haiti – vivono in una grave situazione di disuguaglianza e d’emarginazione, mentre le loro necessità sono rese invisibili e quasi mai soddisfatte. Questa situazione – riconosciuta anche da organismi internazionali, movimenti femministi e delle donne – peggiora nei momenti d’emergenza e nei disastri.

Allo stesso modo è anche riconosciuto che quando le risorse e gli aiuti sono messi nelle mani delle donne e delle loro organizzazioni, questi arrivano a chi ne ha bisogno, oltre ad essere meglio amministrati e usati.

Abbiamo saputo dalle nostre sorelle haitiane che, nelle drammatiche condizioni esistenti, l’attenzione alle necessità specifiche delle donne è molto scarsa. Tra questi limiti emerge soprattutto che:

• L’attenzione ai parti e alle emergente ostetriche – inclusi gli aborti spontanei avvenuti in seguito al terremoto, così come il trattamento di infezioni vaginali – è praticamente scomparsa, anche negli accampamenti e centri d’aiuto umanitari, con gravi pericoli e rischi di danni e morti delle madri.

• Vogliamo garantire immediatamente l’attenzione psico-sociale, rispettando le necessità delle donne di ogni età e assicurando le condizioni che permettano loro di elaborare il lutto.

Segnalano anche che:

• E’ urgente adottare misure per prevenire, proteggere e sanzionare la violenza di genere in tutte le sue manifestazioni, la cui incidenza, è dimostrato, aumenta in situazioni come la attuale, soprattutto negli accampamenti e luoghi di rifugio.

• Prendere in considerazione che il rischio di tratta delle persone – soprattutto donne e bambine/i – aumenta in situazioni di emergenza e caos, come nel nostro caso.

Campamento Feminista Internacional

"Myriam Merlet, Anne Marie Coriolan y Magalie Marcelin"


Quello che chiedono è di dedicare l'8 Marzo alle donne femministe morte sotto il terremoto e di aderire a questa campagna di costruzione del Campamento feminista International.

Le donne, ragazze, femministe e lesbiche di Bologna saranno
in Piazza Nettuno
dalle 14,30

a diffondere le parole delle compagne haitiane e creare una rete di solidarietà da Bologna.


Per adesioni:
retedonnebologna@women.it

Qui la convocazione dell'8 marzo ad Haiti (pdf)

L'evento su facebook:
http://www.facebook.com/editapps.php?ref=mb#!/event.php?eid=346750536203&ref=ts

12/10/08

Il percorso delle Linee Guida regionali per l'applicazione della L.194

Alla fine di luglio 2008 è trapelata dalla Regione Emilia Romagna la notizia che una “Cabina di Regia” composta dall'Assessore alla Sanità Bissoni e dagli assessori locali con stessa mansione stava preparando il piano socio sanitario regionale. All'interno del piano si andava delineando la bozza delle "Linee d'indirizzo per i piani di zona per la salute ed il benessere sociale per una piena applicazione della 194/78". La discussione definitiva del documento si sarebbe tenuta il 9 Settembre per poi passare direttamente nelle mani della giunta Regionale.

L'approvazione delle cosiddette “linee guida” non prevedono infatti nell'iter legislativo la consultazione del consiglio Regionale.

Cosa sono esattamente? Sono indicazioni della regione agli enti locali per la stesura dei protocolli nei “piani di zona” sul percorso socio-sanitario da seguire nei casi di richiesta IVG e per la promozione alla maternità. Nei piani di zona si siedono le ASL, i Consultori, gli enti locali e (già ora) associazioni di volontariato e non che intendono partecipare a questo percorso. L'allarme è subito circolato tra le donne, soprattutto quando sul Sole 24 Ore del 21 luglio 2008 compare questo titolo: “Aborto: il caso Forlì fa scuola”. E di seguito: “Vince l'integrazione tra i servizi – Bissoni: «Un esperienza da replicare».

Il PROTOCOLLO OPERATIVO PER IL MIGLIORAMENTO DEL PERCORSO IVG concordato nel Marzo 2004 tra AUSL di Forlì Comune di Forlì, Assessorato alle Politiche Sociali Consulta delle Famiglie del Comune di Forlì non si trova on line ma per vie traverse giunge nelle mani delle donne riunite a Bologna a luglio convocate dal Centro delle Donne. Si tratta di un primo incontro informale in cui si sceglie di leggere e analizzare i documenti “recuperati”. Il Protocollo di Forlì citato da Bissoni, salta subito agli occhi, dal punto di vista della pubblicità e laicità del servizio sanitario pubblico e della libertà di scelta, del rispetto della privacy della donna è inaccettabile. Non rispetta la Legge 194: quando rinvia la donna, che chiede ai Consultori l'IVG, ad un colloquio gestito da un assistente sociale, quando prevede un'indagine sulle motivazioni della scelta della donna, quando demanda al Privato sociale il compito di informare la donna sull'accesso alle risorse disponibili, quando obbliga la donna ad eseguire un'ecografia per validare l'età gestazionale,quando crea una discriminazione tra le donne che si rivolgono direttamente ai Consultorio e le donne che si rivolgono al loro medico di base o ginecologo privato. L'applicazione del protocollo inoltre viene considerata un'eccellenza perché ha ottenuto la rinuncia di nove donne ad abortire, come se il compito della sanità pubblica fosse la “dissuasione” e non la prevenzione, e senza alcun dato sul destino delle donne “convinte” alla scelta della maternità.

Il 5 Settembre la Rete delle donne di Bologna convoca diverse realtà femminili e femministe da Bologna, Modena, Ravenna, Faenza al Centro delle Donne. Nasce in quella sede la richiesta di incontro con l'Assessore Bissoni, attraverso la stesura di diverse lettere: una della Rete delle donne di Bologna, una di Usciamo dal Silenzio di Ravenna. Nel frattempo Associazione Orlando, l'UDI. Coordinamento Donne CGIL, preparano altri documenti e richieste di udienza. In tutti i documenti si rivendica la necessità di allargare l'iter di approvazione delle Linee d'Indirizzo alle consigliere, alle assessore locali di parità e alle donne della società civile. Bissoni si convince e promette un'udienza ai movimenti.

Sui giornali continuano dichiarazioni contradditorie dell'Assessore e dei movimenti cattolici, la voce delle donne resta invece censurata a lungo.

Al Centro delle Donne si svolge un incontro pubblico nell'attesa di essere ricevute. La rete delle donne distribuisce in città 3000 volantini che recitano “No agli scambi politici sul corpo delle donne” perchè la sensazione è comune a tutte, quando si parla di aborto la mediazione politica crea sempre dei “mostri”. E questo è un caso di mediazione tra “laici e cattolici”, riprendendo la definizione di volontariato incluso nel percorso di promozione alla maternità (“laico e cattolico” appunto) contenuta nelle Linee di'indirizzo.

Che cosa preoccupa e cosa non piace di queste Linee guida? Cosa contengono?

Le assessore di parità convocate ottengono che il titolo delle Linee d'Indirizzo venga cambiato in "Linee di indirizzo per i piani di zona per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza", cioè la formulazione della Legge 194.

Le consigliere regionali ottengono che le Linee guida nazionali della Turco, allegate come integrazione alle linee guida regionali, restino allegate ma solo come documentazione informativa.

Le donne della CGIL chiedono , tra le altre cose, un piano di finanziamento ai Consultori, che ad oggi sopravvivono in difficoltà. Nelle Linee guida si parla infatti di lavoro dell'equipe consultoriale (equipe da tempo di fatto smantellate nella maggior parte dei consultori) e dell'aggiunta della figura dell'assistente sociale, come figura di raccordo tra percorso sanitario e percorso assistenziale (percorso, quest'ultimo che si avvale delle risorse del volontariato).

Quest'ultimo punto è il nodo che le donne dei movimenti considerano come il più pericoloso.

La lunga analisi delle Linee Guida Regionali ha portato le donne da Bissoni, infine, il 6 Ottobre 2008 in una lunga udienza (dalle 9.30 alle 13.00). Presenti Udi di Bologna, Modena, Ravenna, Ferrara, Rete delle donne di Bologna, Usciamo dal Silenzio di Ravenna, Coordinamento Donne per la 194 di Faenza.

Condivise le critiche e le richieste. Le Linee di Indirizzo sulla Legge 194, sono troppo squilibrate. Si occupano quasi solamente della promozione della maternità nonostante il percorso IVG sia ostacolato di fatto da lunghi tempi di attesa, poca promozione della RU486, obiezione di coscienza “fasulla” dilagante. Inoltre la piena applicazione della 194 significa spazio alla contraccezione e non alla dissuasione. Così le donne interpretano la prevenzione. Anche il percorso contraccettivo vive diverse problematiche che le linee di indirizzo dimenticano. Alti costi, poche informazioni, poche risorse per campagne e strutture informative e difficoltà di reperibilità della contraccezione d'emergenza a causa dell'illegale obiezione di coscienza di farmacie.

In Emilia Romagna non c’è emergenza interruzioni di gravidanza, neanche per le immigrate. Il rischio di questa premessa teorica che permea le dichiarazioni di tutto il mondo politico è il razzismo e lo stigma sul corpo delle donne migranti. L'aborto è una libera scelta e non una colpa da espiare, come le associazioni di volontariato generalmente impegnate sulla legge 194 e che vorrebbero partecipare a questo percorso dichiarano e propagandano alle donne stesse. La collaborazione delle strutture pubbliche con i privati sociali deve essere regolata e trasparente, non può ripetersi l'esperienza forlivese. La sanità deve essere pubblica e laica, mentre è chiaro come Linee di indirizzo rispondano ad alcune pressioni del mondo cattolico. Le donne sono consapevoli delle risorse necessarie alla promozione della maternità, ma non possono permettere che diventino mezzo per la propaganda antiabortista. Non si ritiene giusto inoltre che l'intera mole di informazioni su questo tema venga catapultata sulle donne nel momento in cui scelgono l'IVG. Deve essere chiaro che le informazioni vengono date se richieste esplicitamente. Ove si parla della collaborazione con idonee formazioni sociali e associazioni di volontariato si chiede che, a garanzia della gestione pubblica dei Consultori, debbano considerarsi soggetti esterni, che erogano servizi in accordo e dietro verifica dell'equipe consultoriale stessa sulla base del percorso individuale scelto dalla e con la donna.

Si contesta fortemente questa parte:«Per la realizzazione degli interventi sociali e assistenziali, concordati con la donna sulla base del progetto personalizzato, [di tutte le risorse, comprese] quelle messe a disposizione da parte delle formazioni sociali di base e dalle associazioni di volontariato laico e cattolico». Chiunque operi in un paese democratico deve essere considerato laico, ed inoltre si escludono tutte le religioni che non si rifanno al Vaticano.

Anche la figura dell'assistente sociale nel percorso IVG è ambigua. Deve essere chiaro nelle Linee Guida che il primo colloquio per la donna che richieda di abortire deve essere sanitario, nel rispetto della Legge 194.

Il 9 Ottobre vengono inviate proposte, emendamenti a Bissoni dalla Rete delle donne di Bologna, e dall'Udi.

L'ultimo passaggio dell'iter (che ha compreso, grazie alle donne, la consultazione del movimento femminista e delle donne delle istituzioni) sarà in Commissione regionale sulla sanità.

Le donne attendono ora fiduciose i cambiamenti richiesti nelle Linee d'Indirizzo.


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Versione stampabile qui


Barbara Mazzotti

25/09/08

No agli scambi politici sul corpo delle donne!

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No agli scambi politici sul corpo delle donne!

La Regione Emilia Romagna sta per approvare le "Linee d'indirizzo per i piani di zona per la salute ed il benessere sociale per una piena applicazione della L.194/78".
Le donne non sono state ascoltate ma hanno molto da dire:
L'aborto è una libera scelta e non una colpa! La libertà diautodeterminazione delle donne è la premessa ad ogni discorso sull’aborto.
Quando entriamo in un Consultorio e/o in ospedale vogliamo essere accolte da un medico e non da un’assistente sociale.
Quando abortiamo abbiamo bisogno di cure mediche e non di indagini o giudizi sulla nostra vita! Siamo noi a scegliere di chiedere aiuto se ne abbiamo bisogno!

La sanità deve essere pubblica e laica.
L’associazionismo e i privati sociali possono integrarsi, ma con modalità trasparenti e regole chiare.
Non devono sostituirsi nè devono essere invasivi.
Devono restare fuori dai consultori.
Le associazioni che intendono collaborare a una “piena applicazione” della Legge 194 non possono essere contrarie all’aborto e non possono avere nello statuto finalità contro la 194 e contro la libertà di scelta procreativa delle donne.
La modalità con cui una donna vuole abortire (IVG o RU486) dipende solo dalla sua decisione!
L’obiezione di coscienza è lo strumento che sta affossando la L.194, non possiamo permetterlo.
I diritti dei "camici bianchi" finiscono quando impediscono quelli delle donne.
La legge che meno viene applicata è quella sui consultori, che necessitano di finanziamenti e riqualificazione.
La prevenzione non è dissuasione ma contraccezione! Conoscere la nostra sessualità aiuta tutte e tutti a scegliere in libertà.

Il numero di donne italiane e migranti che scelgono l’IVG è in diminuzione. Non c’è alcuna emergenza rispetto all’aborto, ma rispetto al razzismo sì!
No allo stigma sul corpo delle donne di qualsiasi nazionalità.

Abbiamo chiesto di essere ascoltate dalle istituzioni ma stiamo ancora
aspettando!

Rete delle donne di Bologna
retedonnebologna@women.it

24/09/08

Incontro pubblico su linee guida regionali 194- 29 settembre alle 18.00!


La Regione Emilia Romagna sta licenziando le Linee guida per la piena applicazione della legge 194, che ad una lettura attenta hanno dato motivo di preoccupazione.

Gli attacchi che dalla sua promulgazione la legge 194 ha subito non sono mai cessati e negli ultimi due anni ci siamo trovate in più occasioni a doverla difendere, non ultimo durante la campagna elettorale; la nostra attenzione è massima a che delle Linee Guida regionali non lascino il minimo varco a una limitazione della libertà di scelta della donna.

La battaglia per riaffermare la libera scelta della donna circa la sua maternità si intreccia con quella perché i consultori restino un luogo pubblico e laico dove questa libertà sia tutelata – qualunque sia la scelta – e non un luogo di propaganda pro-vita.

Già in numerose, singole e associazioni, si sono espresse pubblicamente: la Rete delle Donne di Bologna e Usciamo dal Silenzio, l’UDI, il Coordinamento Donne della CGIL hanno formulato un proprio documento. Più associazioni hanno chiesto di essere consultate dall’Assessore per le politiche per la salute, Giovanni Bissoni, che sta organizzando l’incontro a breve.

Invitiamo tutte quante in vari luoghi stanno pensando e agendo attorno alla legge 194 e ai consultori, dentro e fuori le istituzioni, nelle associazioni, in reti o singole a confrontarsi in un

incontro pubblico lunedì 29 settembre, alle ore 18 presso il Centro di Documentazione, Ricerca e Iniziativa delle Donne (ex Convento di Santa Cristina, via del Piombo 5).

09/06/08

FLAT a Bologna + manifestazione notturna

Il 14 e 15 Giugno 2008 si terrà la due giorni di Assemblea nazionale femminista e lesbica FLAT.

L'incontro precedente del 23 e 24 febbraio a Roma ha visto la partecipazione di centinaia di donne divise in tavoli tematici. Quest'anno proponiamo 3 ambiti di discussione accomunati dalla volontà di ragionare sulle pratiche e le strategie future del movimento femminista nazionale, che dal 24 novembre 2007 sta crescendo nel nostro paese. Ecco tutte le info:

*Qui le proposte dell'assemblea femminista e lesbica di Bologna

*Leggi o scarica il programma della due giorni!

*Consulta e commenta gli ambiti di discussione della due giorni!

*Il 14/06 Manifestazione notturna contro la violenza maschile

*Sostieni le compagne con qualche euro...

*Scrivici! >>Vieni? A quale gruppo pensi di partecipare? Cerchi un posto per dormire? Vorresti info sui trasporti? Il biglietto costa troppo?